Ormai la maggior parte delle donne sa che durante l’allattamento “più il bambino succhia dai seni materni più latte producono le ghiandole mammarie”; questo comporta però il rischio, qualora i seni non siano svuotati completamente a ogni poppata, che si verifichino spiacevoli ingorghi mammari. Quando ciò si verifica il seno appare arrossato, duro e gonfio, il bambino può avere problemi ad attaccarsi correttamente, poiché i capezzoli divengono piatti e la mamma può provare un fastidioso dolore. Se la situazione si aggrava, prima che sia possibile correre ai ripari, l’infiammazione può aumentare e portare a quella conosciuta comunemente come “mastite”.
La mastite è un’infiammazione del seno di origine infettiva che oltre a presentare i sintomi dell’ingorgo mammario, è associata anche a febbre alta e a tutti i sintomi di tipo influenzale. E’ in genere proprio il verificarsi dell’innalzamento della temperatura, solitamente superiore ai 38°, che ci permette di diagnosticare la mastite, distinguendola da un semplice ingorgo. La mastite è causata principalmente dagli stafilococchi, e può essere conseguenza di un aggravato ingorgo mammario ma anche di lesioni e inadeguata igiene locale, provocate dal neonato durante uno scorretto attaccamento al seno.
Non dimentichiamo che il latte materno rappresenta per i batteri un ottimo terreno di crescita. E’ comunque possibile attuare delle strategie di prevenzione, per contrastare questo disturbo prima che si manifesti, causando non pochi problemi per la neo-mamma e il suo bebè! In sostanza si tratta degli stessi accorgimenti impiegati per prevenire l’ingorgo mammario, essendo la mastite una sua complicazione, ma vediamo in breve di quali accorgimenti si tratta:
- Eseguire una corretta igiene locale dei seni, è sufficiente lavare le mammelle a ogni poppata con acqua, oppure utilizzare salviette per la detersione, prive di qualsiasi profumazione;
- Assicurarsi che il bambino si attacchi correttamente al seno, in modo da evitare la formazione di ragadi e lesioni, in cui potrebbero svilupparsi batteri patogeni;
- Assumere tutte le accortezze necessarie in grado di prevenire l’ingorgo mammario;
- Svuotare completamente i seni, se la mammella è gonfia e dura dopo la poppata potete svuotarla manualmente;
- Evitare di indossare reggiseni troppo stretti;
La mastite diagnosticata, e quindi in atto, non è normalmente un presupposto per abbandonare l’allattamento naturale, poiché i batteri implicati non sono pericolosi per la salute del neonato, è vero però che il dolore provato dalla madre può essere un deterrente per l’allattamento; se un seno è troppo dolorante, si consiglia così di svuotarlo con un tiralatte e di allattare il piccolo all’altra mammella. Talvolta il dottore può consigliare una terapia antibiotica, che ovviamente non alteri la secrezione lattea e sia quindi compatibile con l’allattamento al seno.
Anche il riposo e gli impacchi frequenti, sia caldi che freddi, sono altri metodi che favoriscono la guarigione e la discesa del latte. Qualora l’infezione venga trascurata, può essere necessario il ricovero in ospedale al fine di effettuare trattamenti per via endovenosa.
Ecco perché dovrete essere accorte nel riconoscere i sintomi di questo disagio e agire di conseguenza, sotto consiglio medico.